DAL TESTAMENTO DI DON MARIO ALL’AMIdon mario2

Il primo pensiero che mi viene è questo: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Non siamo stati noi che ci siamo scelti è il Signore che ci ha scelto, che ci ha chiamati per nome, e ci ha chiamati ancora prima che noi ci incontrassimo, ci ha chiamati per vivere un’esperienza insieme di Chiesa, ci ha chiamato, perché se pur nella povertà, nella nostra piccolezza, facessimo sorgere un piccolo fiore, un piccolo germe di vita nella Chiesa, questa madre generosa e feconda che lungo storia fa crescere, fa nascere sempre nuovi virgulti, nuove forme di vita.

Ci ha chiamati per nome quando ancora noi non ci conoscevamo e ci ha chiamati a vivere insieme. Se tu mi domandi qual è la cosa più importante per noi in questo momento, ma anche fin dagli inizi dico: l’amore reciproco. Ricordo che nell’introduzione della nostra prima assemblea dissi queste parole: guardate, sento di far mie le parole di S. Giovanni Bosco agli inizi dell’opera che il Signore gli aveva affidato, (se è possibile paragonare le cose grandi alle piccole come siamo noi): “ Ci siamo messi insieme per volerci bene”. Poteva dire ci siamo messi insieme per aiutare i giovani, ci siamo messi insieme per aiutare gli ultimi, “ci siamo messi insieme per volerci bene”. Sono convinto che oggi, nella Chiesa, per chi si consacra al Signore nella vita di donazione totale, o di radicalità evangelica in qualunque stato, la prima testimonianza da dare è quella di volersi bene. Ancora prima della povertà, ancor prima dell’andare agli altri, ancor prima di tutte le opere buone che possiamo fare, il segno che veramente siamo Suoi è che ci vogliamo bene fra di noi, “ da questo sapranno che siete miei, se vi amerete gli uni gli altri”. Questo pensiero mi accompagna sempre:  che fra di noi ci vogliamo bene, questa è la cosa più importante. …..

Quindi il primo pensiero è questo, dobbiamo volerci bene. Quando magari ci si ritrova insieme per fare verifica la prima cosa è  questa, chiederci fino a che punto fra di noi ci vogliamo bene, c’è una comunione vera, sincera, c’è una capacità di perdonarci e di ricevere perdono, c’è un desiderio, nonostante le difficoltà, di vivere veramente in armonia fra di noi, di saperci compatire, di saperci aiutare, di avere anche, a un certo momento di fronte a chi sbaglia, questo senso di solidarietà, di non condannare, ma di caricarci della sua mancanza. Gesù si è fatto carico dei nostri peccati, così anche noi in Famiglia dobbiamo farci carico anche degli errori dei nostri fratelli, sorelle, non dobbiamo tirare le pietre a chi sbaglia, perché sbagliare possiamo sbagliare tutti. Farci carico degli errori che possono avvenire, perché avvengono, siamo fragili. Quindi questo dell’amore fraterno, della comprensione è il messaggio più importante.

Dopo il Signore ci ha chiamato perché andassimo verso gli ultimi, perché portassimo la lieta notizia, il Suo Nuovo messaggio. Il mondo oggi ha tanto bisogno proprio di sentire questo messaggio di Amore, di Speranza, di Fiducia che viene dal Signore. Il mondo oggi  ha bisogno di sentire il calore dell’Amore di Dio, ha bisogno di sentire che Dio è pieno di bontà, di tenerezza, che Dio è Padre. Ecco allora che torna il pensiero di don Giovanni Calabria, che ho avuto il dono di conoscere, che ho avuto come padre della mia anima nella mia giovinezza. Lui diceva: il nostro compito è  far sentire al mondo che Dio è Padre, ma questo non si dimostra con delle parole, ma con la nostra vita. Col nostro  credere alla  Divina Provvidenza, che è provvidenza non soltanto divina, ma anche amabile. Ecco questo credere che Dio è Padre, che Dio  è bontà infinita, che Dio è misericordia, che Dio ci accoglie così come siamo, che Dio può perdonare i nostri peccati. Chi incontriamo, chi ha il dono di trovarsi con noi, può sentirlo questo calore dell’Amore del Padre. Le persone non si portano a Gesù con delle sgridate, con dei rimproveri, si portano a Gesù col calore dell’amore. Volerci bene, questa è la cosa più importante  e manifestare agli altri che Dio è padre, che Dio ci ama.

Andiamo come è andato Gesù, nella povertà, confidando nel Padre. Poi ha sparso il seme della buona parola, ha compiuto gesti di carità, di amore, ha soccorso i poveri, ha consolato i sofferenti e i malati. Dove passava, passava la consolazione del Signore. A volte anche il miracolo, ma soprattutto passava la consolazione del Signore, così anche noi portiamo la nostra povera umanità, in mezzo ai nostri  fratelli, non avendo la pretesa di fare chissà che cosa, ma di portare il segno di Gesù che è Amore,  che si china sulle sofferenze e conforta. Quando non sappiamo fare altro, prendiamo per mano il fratello sofferente, proprio perchè senta il calore della nostra mano, senta l’amore di Dio. Far sentire anche a chi dice di non credere  che c’è qualcuno che lo ama, e questo qualcuno che lo ama sei tu che gli sei vicino, ma perché tu  sei vicino c’è Gesù vicino.

Poi, ecco, una cosa che sento così importante, che mi sta tanto a cuore: voler bene alla Chiesa, voler bene alla Chiesa. Oggi tanti la criticano, criticano il Papa. Vogliamo essere persone innamorate della Chiesa, perché è la sposa di Cristo, e la Chiesa poi siamo noi e se  sul volto ha  delle rughe e  delle macchie le abbiamo fatte anche noi. Voler bene alla Chiesa. Può darsi che in certi momenti la Chiesa dica qualcosa che facciamo fatica a capire. Anche gli apostoli hanno detto “ Signore questo linguaggio è duro, però da chi andremo, Tu solo hai parole di vita”. Anche noi accogliamo la Chiesa con amore, perché è nostra madre, non è matrigna, è una madre amabile. Può darsi che ci chieda cose che a volte facciamo fatica a capire, ma da chi andremo Solo tu Signore hai parole di vita. Ecco allora amare la Chiesa, e oggi è importantissimo questo. Vedi chi ama la Chiesa cammina sereno, chi ama la Chiesa ama anche il magistero, il Magistero con la emme maiuscola,  perché nei momenti difficili possiamo confrontarci col Magistero della Chiesa, e lì troviamo proprio la luce che ci guida. Non ci risolve i problemi, però  ci illumina e ci da tanta consolazione, tanto conforto.

 Nella Chiesa purtroppo ci sono anche delle mancanze, degli errori, purtroppo  anche noi sacerdoti, a volte, diamo il cattivo esempio. Sai cosa diceva madre Teresa a un sacerdote che lamentava  certi errori,  si lamentava della Chiesa, Madre Teresa gli disse:  guarda cominciamo io e te a fare bene, cominciamo  io e te. Anch’io di fronte a  cose che purtroppo  sentiamo, commesse da persone di chiesa, che veramente ci lasciano pieni di sofferenza, invece di criticare, invece di mettersi a condannare, diciamo: Signore vogliamo incominciare noi ad amarti, vogliamo incominciare noi a convertirci, ecco, cominciamo da noi.

E poi, termino perché non voglio essere troppo lungo ricordiamoci che non basta lavorare, fare, se manca la preghiera, siamo come una  pianta cui manca la linfa, la vita. Noi tante volte lavoriamo, lavoriamo e poi  diciamo non vedo niente.

Preghiamo, ma non la preghiera delle formule, la preghiera dei poveri, degli umili, di coloro  che non sanno fare altro  e si mettono davanti a Gesù, con la loro povertà, e dicono “Signore, mio Dio, abbi pietà di me peccatore, aiutami”. Ecco la preghiera dei poveri, dei semplici, degli umili, di chi si sente così bisognoso dell’aiuto del Signore. Vicino a questa invocazione, a questa preghiera,  ci sia pure l’adorazione, il pensiero che Dio è Dio. Sostiamo davanti all’Eucaristia.  “ Signore sono qui davanti a te, Tu mi vedi, Tu mi guardi con predilezione con amore, sono qui davanti a Te,  Ti amo, Ti adoro, desidero tanto star lì da Te, ecco questa preghiera di adorazione. Ma anche preghiera di riparazione.  Questa preghiera di riparazione oggi sembra quasi non sia più di moda, invece ha un profondo significato.

                                         don Mario